Grey's Anatomy

Recensione di Daniele – Grey’s Anatomy 14×06 Come on Down to My Boat, Baby

Penso che sia la prima volta da quando questa 14° stagione è iniziata, che vediamo un episodio standard, classic, ordinario, chiamatelo come voletelo, di Grey’s Anatomy.

E penso che abbia superato la prova.

È un episodio che racchiude a pieno le caratteristiche del vecchio Grey’s, per coralità, dinamiche, intrecci, sviluppi, ritmi narrativi.

Un episodio leggero, piacevole, che ci regala introspezione e turning points nelle storyline di alcuni personaggi, anche in una normale giornata lavorativa al GSMH.

Di sicuro, un passo avanti rispetto al passato.

Quest’aria di freschezza, leggerezza, che sembra essere un’innovazione ma in realtà è solo un ritorno ai vecchi bei tempi. Sì, usiamo queste parole come gli anziani.

Quando non c’erano certezze, il terreno sotto i nostri piedi non era così stagnante da trasformarsi in sabbie mobili e inghiottirci, e ogni cosa poteva accadere.

Non riuscire a fare previsioni, non riuscire a scorgere cosa c’è dopo, è il più grande regalo che una serie come GA, giunta alla sua 14° stagione ormai (va sempre ricordato), potesse farci.

È come essere di fronte ad un nuovo show.

Come un nuovo inizio.

  • Meredith

E parlando di nuovo inizio, dobbiamo parlare di Meredith, o meglio, di quello che stanno facendo con lei.

Meredith è, indubbiamente, da ormai due anni a questa parte, la prima a cui pensiamo quando sentiamo la frase: “nuovo inizio”.

Eppure, per ora, si è trattato sempre e solo di fumo negli occhi.

Non neghiamocelo, non barrichiamoci dietro questa ipocrita frase: “è il 2017, Meredith non ha bisogno di un uomo1!1” (solo perchè quell’uomo chiamato Shepherd è morto, altrimenti andava benissimo), ma quando il\la protagonista di uno show è coinvolto\a in una relazione sentimentale, lo show è più piacevole, emozionante, eccitante.

C’è attesa, aspettativa, curiosità. È un’avventura ignota anche per noi.

Lo si guarda per quello, ci si appassiona in maniera malsana, sopratutto per quello.

A questo punto della storia, più che mai.

Perchè per noi è impossibile amare Meredith Grey più di quanto facciamo da 13 anni.

Siamo cresciuti con lei, è parte di noi, un suo successo è un nostro successo, un suo dolore, un nostro dolore.

Non ci serve legarci ulteriormente a questo personaggio, non ci serve appassionarci a lei prima di poterla vedere in relazione a qualcun altro.

Per me non è un colpo di scena Meredith Grey che ottiene la nomination per l’Harper Avery.

Ci sono 14 stagioni di storia che hanno portato a quel momento. Era inevitabile, era destino.

Non mi serve vedere Meredith sola per sapere che è una brava mamma. Io questa cosa la so dal suo primo aborto.

Non mi serve vedere Meredith da sola per sapere che può essere un chirurgo super eroe.

Io questa cosa la so da quando Derek era a Washington e lei ha battuto il suo record personale di interventi riusciti. Ma nonostante la gratificazione personale, il successo lavorativo, ERA CONSAPEVOLE che la sua felicità non era completa, non era appagante, senza di lui.

Senza qualcuno con cui condividerla di ritorno a casa, di sera.

Avevi ragione, non ho bisogno di Derek. Non ho bisogno di lui in casa. Chiaramente non ho bisogno di lui per dimostrare che posso fare 89 interventi riusciti di fila. Vado alla grande, i miei figli sono felici, la mia carriera mi sorride. La partenza di Derek ha avuto l’effetto che doveva avere: ricordarmi chi sono al di là del mio matrimonio… e sono, tra parentesi, davvero pazzesca. Ma non per questo non voglio condividerlo con lui. Voglio dirgli che sono… che siamo… sulla cresta dell’onda.”

Non mi serve vedere la Meredith della 14×06 per sapere che può stare da sola, che sa stare da sola, semplicemente perchè queste cose le so da una vita, fa parte del personaggio, della sua backstory, della sua caratterizzazione, e le ho anche viste compiersi splendidamente nella 12° e 13° stagione, ma queste ultime due stagioni, ci hanno dimostrato che lei può stare da sola, ma non vuole.

Perchè quale essere umano al mondo lo vorrebbe?

Non si tratta di avere qualcuno, di dipendere da qualcuno, di definirsi in base a qualcuno.

Si tratta di avere una vita emozionale, un bisogno del tutto umano, normale, biologico come respirare, cosa del tutto assente nel percorso attuale di questa donna.

Certo, è il 2017 e ci piace raccontarci la bugia del: “siamo così immersi nella vita moderna da bastarci.” Alcuni ci riescono persino. Guardate Cristina Yang che io non ho mai shippato con qualcuno se non con se stessa. O la chirurgia.

Ma Meredith Grey non è mai stata una Cristina Yang.

La ricordiamo tutti la Meredith Grey della 10ª stagione e il suo conflitto con Cristina perché lei non era il fottuto robot che stanno creando adesso. È sempre stata umana. Ci sono sempre state le sue emozioni ad ostacolarla, di pari passo con la sua voglia di essere un chirurgo straordinario. Vita privata e successo lavorativo: l’eterno conflitto. Ellis con l’Alzheimer, la odiava per questo. Perchè lei amava, lasciava che le emozioni la ostacolassero, non le aveva spente con un interruttore per favorire la sua natura di chirurgo.

La sua umanità è quello che ha fatto la differenza tra lei ed Ellis. Adesso stanno annullando il personaggio stesso. Perchè le hanno tolto il suo cupo e torbido mondo emozionale che ci ha appassionati e ce l’ha fatta amare sin dal pilot.

Mer era più umana nella s12, perché era vera, reale, era catartica. Il suo dolore c’era, era esistente, era urlato al mondo anche con uno sguardo, un gesto. C’erano sentimenti rabbiosi e distruttivi palesati nel suo atteggiamento da fredda stronza. Ma io la amavo perché era lei. Era Grey.

Questa Meredith di oggi è un’ automa. Una brutta copia, un’ombra di Meredith Grey che io non riconosco più.

Totalmente concentrata e dedita al lavoro, senza introspezione, senza emozioni se non correlate alla perdita di un paziente. O al successo di un intervento. Una donna che vive in funzione di quello e basta.

Questa è una regressione della Meredith della 12° stagione.

Quella che è partita dicendo:

 

Io non mi domando cosa ci sia in giro… non sento di perdermi qualcosa, ho avuto un amore grande, stupendo, e quella fase è alle mie spalle. Ho i figli, e voi ragazzi, la chirurgia e sono felice. Non avrei mai pensato di poterlo essere, eppure lo sono, e non mi serve altro.

Ma sappiamo che non è vero, perchè in questi ultimi due anni ha avuto un percorso di vita, fatto di sfide ed ostacoli in campo emozionale, ha corso rischi che lei stessa voleva correre, perchè sapeva che quella era una bugia. Un rinchiudersi nella sua comfort zone. Non amare più, non perchè non avesse voglia o desiderio, ma per istinto di conservazione, per paura di soffrire ancora, per proteggersi. Tutelarsi. Un istinto sano, umano.

Ma era più umana quando queste cose le diceva piuttosto che ora. Perché con il suo sguardo, le sue intenzioni, i suoi gesti, azioni, diceva e voleva altro. Era lei quasi la prima a non crederci. Questa Mer di ora è solo un robot. Vive in virtù del lavoro e basta.

Ci stanno Meredith-deprivando per sostituirla con l’icona di un utopico e malsano femminismo che solo nelle fantasie e nei cancelli di Shondaland può esistere.

Un femminismo che non è reale, non è sano, perché non parla di indipendenza, uguaglianza dei diritti, parità, emancipazione della donna, ma è solo vendetta verso la società odierna e il mondo politico – economico attuale.

Siamo donne ce le abbiamo squadrate più di voi uomini. Sesso debole a chi?

Questa storyline segna il fallimento del femminismo shondiano e non il successo o la consacrazione come loro credono.

Il che va bene. Alcune donne arrabbiate e frustrate dall’ineguaglianza sociale, che esiste, è reale e va combattuta, sono così. Diventano così.

Ma Meredith Grey non è mai stata questo. Nel campo dei diritti e della lotta femminista ha sempre rappresentato altro. L’opposto della donna robot. È sempre stata un’icona positiva. Umana. Tanto quanto la Yang era iconica. E la Ellis Grey spietata.

La prima volta che ho vinto l’Harper Avery, l’ho dedicato agli uomini che mi avevano sempre tanto appoggiata. No, scherzo, scherzo! La prima volta che ho vinto l’Harper Avery ho pensato “Al diavolo quei maschi”! Stavo lì, con il trofeo in mano, e pensavo a quello che avevo sacrificato, che avevo superato. E ho dedicato quel premio a tutte le donne chirurgo che sarebbero venute dopo di me.”

Mi sono perso il passaggio della trasformazione da Meredith Grey a Miranda Priestley.

Ah già, la 14×05.

Oggi abbiamo una Meredith Grey irreale, che trova il tempo di ricordare, distrattamente, il marito morto tre anni fa e nemmeno un momento per una storia, comunque importante per ciò che le ha lasciato, per ciò che le ha insegnato, chiusa tre giorni fa perchè quella non conta, nel vissuto emozionale di Meredith è il nulla. Mai esistita. Meno reale di quella volta che scopò con George.

Questo perchè Meredith Grey non deve essere più un personaggio realistico, umano, fatto di emozioni, ma un’icona per le giovani ragazze nel mondo, un simbolo di forza e fermezza per le donne, uno schiaffo al maschilismo, e anche un: “ammazza che troioni che siete” per tutti i vedovi che nel mondo reale, vanno avanti e si rifanno una vita, dopo un lutto.

Perchè senza volerlo e senza rendersene conto, falsando le dinamiche del mondo reale per favorire quello dell’utopia Shondiana, stanno lanciando questi messaggi. Hanno completamente perso il contatto con la realtà. Con lo scopo reale della storyline di Meredith post – Derek. Quello che il pubblico ha visto negli ultimi due anni e che di colpo è stato annullato, cancellato. Senza un senso, tra l’altro.

Lasciate che i personaggi siano veicoli di messaggi lasciandoli vivere una vita vera ed emozionante come hanno sempre fatto. Non ergendoli a simboli, icone, marchette più ipocrite delle corteggiatrici di uomini e donne che dicono di provare davvero i prodotti Fitvia. Non trasformateli in maestri che dalle cattedre lanciano sermoni e bacchettano gli studenti trumpiani indisciplinati.

È uno show che non è mai stato così sfacciatamente politico come quest’anno. Capisco che c’è bisogno di messaggi democratici ora più che mai, ma fatelo nel modo giusto. Diluiteli in storyline ricche ed emozionanti come avete sempre fatto.

Delle lezioni di politica shondiana ogni giovedì sera, ne abbiamo le palle piene.

Lo show lo guardiamo noi da 14 stagioni. I sostenitori di Trump manco vi cacano.

Quelli guardano Game of Thrones e si battono per l’indipendenza del Nord dalla Corona, e sostengono fermamente il bisogno e l’utilità della Barriera contro gli Estranei.

Pensate a noi. Ai veri fan di Grey’s Anatomy. A noi che possiamo tradirvi con 10000 show diversi eppure siamo i fan più fedeli al mondo da oltre un decennio.

Ci state mettendo paurosamente alla prova. E la cieca lealtà può spezzarsi.

Tornate a scrivere il personaggio principale come avete sempre fatto. Cacciate via, come Netflix ha fatto con Kevin Spacey, questa versione robotica, questo clone, questo avatar, questo doppelganger di Meredith, e riportate in campo la vera Meredith Grey.

Quella che ama, quella che odia, quella che vive davvero la vita.

Perchè non importa quanto funzionino bene gli altri organi, se il cuore è malato, il corpo ha vita breve.

 

  • Omelia

Una dinamica che mi piace come stanno gestendo è quella Omelia.

Dopo un folle non-matrimonio, separarsi era l’unica scelta sana e logica da fare.

Partiamo dal presupposto che amo quello che si prospetta essere il nuovo percorso di Amelia.

Questa sua sfida reale, tormentata, nel capire chi è davvero senza tumore, nell’imparare ad amarsi ed accettarsi di nuovo, questa sua ricerca individuale che per avere successo, non può assolutamente dipendere da dinamiche di coppia.

È il suo viaggio, la riscoperta di se stessa e non può essere una fidanzata, una partner, una moglie, una madre, se prima non è Amelia.

Ha bisogno di riconoscersi allo specchio come Amelia Shepherd, quella vera, quella non condizionata da alcool, droghe o tumore, esattamente come in questo episodio aveva bisogno di risentirsi e rivedersi come chirurgo super eroe.

È un messaggio estremamente positivo: il viaggio individuale, la ricerca dell’equilibrio, lo stare bene con se stessi per stare bene in una relazione.

La scappatella con Tom resta la cosa più piacevole e soddisfacente di questo episodio.

Amo il loro rapporto, il loro ammirarsi schifandosi, la sfida decennale che caratterizza il loro legame.

È un po’ come quando finisci il liceo e quell’insegnante con cui hai sempre avuto un rapporto conflittuale ma fatto di stima, affetto, di punto di riferimento, può finalmente dirti che sei stato il suo studente preferito per 5 anni.

E alla fine l’allievo supera sempre il maestro ed è stato proprio questo a regalare l’orgasmo ad Amelia.

Per fortuna che Amelia Shepherd c’è.

Per fortuna che in questo show ci sono ancora personaggi che portano in scena il conflitto, la sfida con se stessi, che scopano o amano o odiano. Che in poche parole, vivono.

Torna a trovarci presto, Tom.

Dall’altro lato abbiamo quel poraccio, in senso affettivo perchè ormai un po’ gli voglio bene, di Owen Hunt.

Owen che ha seguito il consiglio della sorella alla lettera. Sorella che ogni tanto potrebbe pure mandarci un selfie di famiglia su whatsapp, dal momento che è l’unico modo che abbiamo per rivedere Nathan Riggs.

Owen non aspettava altro che sentirsi dire, dalla persona più importante della sua vita: vai e sii troia.

Peccato che gli Hunt, visto la backstory, siano troioni da combattimento di natura e che Owen quel “diamante” nel sedere, lo usava per altro.

Chissà se anche Megan nel frattempo sta mettendo in pratica i consigli di vita che ha dato al fratello: mangia, prega, tromba.

Speriamo lo stia facendo con Nathan Riggs e non con un surfista qualsiasi.

Da Dream House sulla spiaggia a villaggio di Tempation Island, è un attimo.

Perciò Owen si è finalmente tolto la maschera di fidanzato perfetto, comprensivo, amorevole, paziente, ha smesso di organizzare esterne con i cani, si è spogliato dai panni di Francesco Monte per essere Ignazio Moser.

N’do cojo, cojo.

È questa la sua nuova filosofia di vita.

E porello, c’è pure da capirlo: non tromba dai tempi in cui Stephanie Edwards era ancora lontana dal diventare un hot dog.

Tempo due secondi nell’uscire di casa e dalla sua relazione con gesti e frasi degni della classe di Monte, e subito ha incontrato una che gli ha detto: “Mi occupo di orgasmi”.

Lui nemmeno se lo ricordava che cos’era l’orgasmo.

E giustamente è andato a prendere ripetizioni da Carina DeLuca.

Anche Owen sta facendo il suo viaggio alla riscoperta di sé, nelle mutande di Carina.

In questo gli Omelia sono proprio OTP.

Owen è sempre stato un toro da monta, ha sempre avuto la Sloanite, ha sempre abituato il suo maggiore a stare sull’attenti, perciò quello che abbiamo visto in questo episodio non è nulla di nuovo.

Speriamo solo che Carina non sia la Callie Torres di questa storia e che resti inaspettatamente incinta di lui.

Ma ben vengano tutti questi hook up, queste scappatelle, questi medici arrapati che tornano finalmente ad utilizzare lo stanzino di guardi per il suo scopo: scopare, che portano quella nota sexy che questo show puritano aveva perduto da tempo. Oltre che un bel ritorno alle origini, ai fasti del vecchio Grey’s.

Un minuto di silenzio per Andrew DeLuca trattato a pesci in faccia, letteralmente, per tutto l’episodio.

 

  • Jolex

C’è solo una parola per descrivere i Jolex in questa stagione: MERAVIGLIA.

I Jolex sono l’esempio più lampante di questa rinascita dello show, la coppia più riuscita, funzionante.

Racchiudono tutto il successo di questo cambio autoriale.

Finalmente hanno il loro posto all’interno dello show, finalmente hanno il loro spazio, il loro perchè. Finalmente hanno dei motivi per esistere e piacere al pubblico.

Sono una coppia che ha tanto da dare, emozionare e sopratutto raccontare.

E ciò che li unisce, è la bellezza del riscatto, dell’amore ritrovato, del senso di famiglia e protezione, vista la loro backstory traumatica.

Sono molto anticonvenzionali come coppia, hanno un fascino alla Shameless – style.

Non è un caso che Krista, dopo aver scritto per quello show per anni, si sia così legata a loro.

Perchè ha ritrovato in questi personaggi la poesia del prototipo dei Gallagher.

E i Jolex stanno conquistando sempre più gente perchè per prima cosa, Jo sta piacendo al pubblico.

C’è finalmente il riscatto di questo personaggio ombra, che ha sempre fatto da sfondo, sempre da comparsa nella sua stessa relazione.

Adesso non è più solo un’etichetta della violenza domestica, ma un personaggio multidimensionale in ogni sua scena, che ha spessore, introspezione.

Si cominciano a capire le dinamiche e la caratterizzazione di questo personaggio così inusuale, proprio perchè ha finalmente spazio, ha finalmente una storyline individuale.

E si ritorna sempre al punto di partenza: se non si ama un personaggio, se non ci si appassiona prima alla sua storia, a lui\lei come individuo, allora non si potrà amarlo in una relazione.

Siamo i primi a fare il tifo per i Jolex, proprio perchè vogliamo che Alex e Jo siano felici. E loro hanno trovato la felicità l’uno nell’altra.

Ecco perchè Jo con Alex e non con uno come Andrew che il massimo del trauma che ha avuto dalla vita è quello di avere una sorella che scopa con i suoi amici.

Da vergogna più grande di questa serie e da simbolo per eccellenza di tutto ciò che non funzionava più della vecchia gestione, i Jolex diventano l’esempio perfetto che mostra la freschezza, l’originalità e la qualità del nuovo inizio.

 

  • Conclusione:

A Ben Warren auguro solo di morire al più presto in un incendio o finire a lavorare alle poste;

La paziente di Carina, quella con il soffione della doccia nella vagina, è di sicuro una pancina vittima della sua strategica doccetta anticoncezionale, after sex;

Voglio diventare il nuovo BFF di Jackson Avery. Mi immagino dirgli: “mi servirebbe proprio una vacanza” e lui comprarmi un’isola a mio nome con un touch.

Episodio piacevole, ben fatto, che intrattiene e diverte in pieno stile Grey’s. Unica pecca, Meredith.

Speriamo sistemino presto.

Voto: 6+

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